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  • suor Georgine

Missione esplorativa 2008

Aggiornamento: 22 ott 2020


Partenza il 18 maggio da Milano con arrivo ad Assuncion alla sera. Il mattino seguente partiamo per Carmelo Peralta, cittadina situata nel Chaco. Questa regione occupa circa la metà del paese e ha solo 80 mila abitanti sui 6 milioni totali. La vegetazione tipica di questo territorio è la foresta spinosa. Qui nel passato c'era il mare e quindi se si scava, a circa 10 metri di profondità, si trova acqua salata. In superficie, c'è acqua dolce. La terra è argillosa non trattiene l'acqua che scava gallerie fino a trovare uno sbocco in superficie. La vegetazione è costituita da palme con il cui legno sono costruite le case degli indios e anche dei paraguagi più poveri. Con i loro frutti si alimentano gli animali. Le palme hanno radici corte che affondano negli strati più superficiali del terreno. C'è anche un progetto di utilizzarle per la produzione di un biodisel. Ci sono poi le piante spinose che resistono bene al periodo secco e affondano le loro radici molto in profondità. Sono molto importanti per mantenere il giusto grado di salinità della terra. Se si disbosca come successo nel passato, i terreni non sono più idonei né per il pascolo, né per le coltivazioni. Nella foresta spinosa vivono vari animali quali giaguari, serpenti, maiali selvatici, volpi, molti uccelli. Nel Chaco troviamo molti pascoli dove sono allevate mucche che danno una carne molto saporita.

Per arrivare a Carmelo Peralta ci sono circa 800 km. I primi 500 km sono su strada asfaltata, i restanti sono su pista. La cittadina è costruita lungo il fiume Paraguay e sulla sponda opposta, brasiliana, si trova Porto Murtihno. Quest'ultima è una città di villeggiatura per i brasiliani. Ci vengono per pescare sul fiume. Ci sono quindi alberghi, negozi, facilità varie, un ospedale. La presenza di questo centro turistico è importante per i paraguagi, perché molti lavorano nell'indotto creato dal turismo stesso. Carmelo Peralta ha 3 mila abitanti. Molte case qui, e nelle altre zone visitate, sono a due piani; quello a pianterreno è spesso vuoto perché ogni 25 anni c'è un inondazione da cui si cerca di salvarsi rifugiandosi al piano superiore che quindi è quello ammobiliato. Gli indios circa 600, che abitano nei dintorni di Carmelo Peralta su un territorio di 20 mila ettari, donato loro principalmente dai Salesiani, appartengono all'etnia degli Ayorei. Sono suddivisi in 4 comunità dislocate a Isla Alta, La Punta Ytiogai, Guidai Ichai (Pueblo Nuevo) e Puerto Cucaani, una vicina alla città, tre distanti alcuni chilometri. In ogni comunità c'è una scuola con maestri indigeni e un posto di salute.

Quest'ultimo consiste in un ambulatorio ricavato o nella abitazione privata di una persona, altre volte costruito a parte, in cui troviamo dei farmaci essenziali. Una o due volte al mese (dipende anche dalla stagione in cui siamo e se le strade sono praticabili) vi si reca un medico paraguagio che visita i malati e distribuisce i medicamenti. Se un indigeno ha necessità di una visita medica urgente deve recarsi in città. Se un indigeno Ayoreo (o un paraguagio), ha necessità di un intervento chirurgico urgente va all'ospedale brasiliano di Porto Murtihno. Qui gli interventi urgenti sono elargiti "gratuitamente per forza", visto che il governo paraguagio non rinfonde il costo dell'intervento al governo brasiliano.

Per tutta la patologia chirurgica non urgente, l'unica possibilità per tutti è di andare a Concepcion o Assuncion. A proposito dei parti cesari, le donne che ne hanno necessità e vengono portate a Porto Murtihno, sono molto contente, perché il loro bimbo avrà diritto alla cittadinanza brasiliana e potrà frequentare le scuole brasiliane che offrono gratuitamente anche il pranzo!

Gli Ayorei vivono raccogliendo esche per i turisti brasiliani che fanno pesca sul fiume, traghettando le persone, lavorando nelle fazende e facendo i lavori più umili. Le donne lavorano la caraguata una fibra ricavata da una pianta con cui fanno tipiche borse, braccialetti o scope. Le loro case sono tutte in legno di palma.

Si alimentano con riso, magnoca, patate, fagioli, strutto, carne, a volte, frutta e verdura ma in modeste quantità (non è un loro costume abituale). Non mangiano pollo perché non sono abituati, ma solo le uova. I polli allevati in libertà sono venduti ai paraguagi o brasiliani. Mangiamo carne di mucca o carne di animali selvatici cacciati nella foresta spinosa (maialini selvatici, uccelli).

Gli Ayorei sono arrivati nel 1962 a Carmelo Peralta (gli ultimi nel 1970) spinti dalle persecuzioni dei bianchi. Non si sono ancora integrati o forse non vogliono integrarsi perché non vogliono modificare il loro stile di vita, perché le persecuzioni dei bianchi risalgono solo a poco tempo fa,… Sono molto discriminati e non trattati in modo paritario anche se sulla carta sì.

Dopo qualche giorno ci spostiamo a Puerto Casado, cittadina di 6 mila abitanti. Nei due giorni di permanenza visitiamo tre delle sette comunità indios, che qui si chiamano Maskoy e sono in totale 1000-1200 e abitano nelle comunità di Moschito, Machete e Castiglia.

Questi indigeni appartengono a cinque etnie diverse che nel passato, quando vivevano nella foresta, erano nemiche l'una dell'altra, tanto che erano assolutamente proibiti i matrimoni misti. Avevano anche cinque idiomi diversi. A causa delle persecuzioni e decimazioni subite da parte dei bianchi, anche loro hanno dovuto abbandonare la vita nomade di raccoglitori e cacciatori e divenire stanziali. Hanno dovuto unirsi tra loro e dimenticare le antiche rivalità e inimicizie. Hanno anche dovuto abbandonare i singoli idiomi e adottarne uno comune che è la lingua Guarany.

Adesso abitano su un territorio di 50 mila ettari di loro proprietà. Anche qui sono discriminati dai paraguagi e si isolano per le stesse motivazioni degli ayorei. I bianchi ci dicono sono: "Malos e Ladrones" (cattivi e ladri). Il loro desiderio è di rimanere nelle loro comunità dove si sentono a proprio agio, mentre con i bianchi si sentono disprezzati, anche se vorrebbero avere le stesse cose che hanno i loro connazionali.

Qui le donne vanno in città a fare le pulizie nelle case dei ricchi paraguagi o fabbricano scope che poi vendono. Gli uomini sopravvivono cacciando nella foresta dove cercano anche il miele da vendere e coltivano legumi che poi vendono ai bianchi. A proposito delle coltivazioni, gli indios in generale, sono stanziali solo da 50 anni e non hanno ancora modificato le loro abitudini di vita. Sono fondamentalmente ancora dei raccoglitori e cacciatori e non concepiscono la vita da allevatori o agricoltori. Questo si traduce col fatto che coltivano solo piccole porzioni di terra, quel poco che gli serve per sopravvivere, vendendo gran parte del raccolto ai bianchi. Anche vari tentativi da parte dei missionari, di acquistare delle vacche e dei tori regalandoli alle varie comunità, per iniziare un attività di allevamento, sono finora fallite perché gli indios hanno venduto dopo poco, tutto il bestiame. Sono stanziali solo per costrizione non per scelta o mentalità, per cui la loro filosofia è ancora quella del "tutto adesso, al domani ci si penserà domani".

Allevano anche qui polli "in liberta" che non mangiano per una questione culturale, così come i muli, che usano solo come mezzo di trasporto. Non mangiano neanche pesce sempre per questioni di cultura. Quindi il cibo anche qui è costituito da riso, pane, pasta, patate dolci, fagioli, olio e strutto, carne cacciata, di vacca, pecora o capra quando c'è, uova, poca frutta. Nella giornata fanno un unico pasto abbondante, in genere a metà mattina. Alla sera cucinano talvolta, in olio di cocco o soia, delle frittelle di mais. Anche qui troviamo un centro di salute con un ausiliario per ogni comunità.

Il 24 maggio partiamo e con una barca a motore riprendiamo la navigazione verso sud sul fiume Paraguay. Andiamo a Porto Pinasco. Questa era una città florida con oltre 10 mila abitanti fino a quando, circa 30 anni fa, è stata chiusa la fabbrica di tannino. Attualmente conta poco meno di 1.000 abitanti, indios compresi. Da qui ci imbarchiamo su una barca che trasporta sia uomini che merci e, dopo 8 ore di navigazione e 6 di corriera, siamo nuovamente in Capitale.

Assuncion è simile ad una qualunque grossa città. Si estende in larghezza, ci sono pochi grattacieli. Ospita circa 1 milione di persone e quindi un sesto della popolazione del paese. Non ha nulla di particolarmente tipico da farti pensare che sei in Sud America. Potresti benissimo essere in Europa o altro continente! Nei quartieri più "poveri" c'è sporcizia sulle strade e inoltre molti cartelli con le scritte "non urinari qui!" perché sembra sia un passatempo tipico dei paraguagi farla ovunque! Non ci sembra di vedere persone denutrite, sicuramente troviamo molti poveri che vivono rovistando tra i rifiuti dei quartieri più ricchi in cerva di cibo scartato e coprendosi la notte con sacchi di plasticona. Troviamo molti che fanno lavoretti vari di sussistenza: bimbi che lucidano le scarpe, uomini con secchio e spugna che lavano macchine parcheggiate, lavavetri, molti banchettini che vendono di tutto, dai biglietti della lotteria, alle erbe medicinali o mate e che preparano sul momento la "pozione" richiesta,….

Il 28 alle 5 del mattino siamo sull'aereo per San Paolo dove staremo fino alle 19 ad attendere la coincidenza! Siamo in Italia puntuali alle 11,30.

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